I primi furono i Radicali nel 1987. Sulla scia del caso Tortora promossero un referendum sulla responsabilità civile dei magistrati che superò il quorum con il 65% dei voti, 1'80% dei quali favorevoli all'estensione anche alle toghe del regime in vigore per gli altri dipendenti pubblici. L'anno successivo fu approvata la legge Vassalli, che a giudizio di molti ha snaturato l'esito della consultazione popolare. La nuova normativa introdusse un regime di responsabilita` dei magistrati - quello ancora oggi vigente - di tipo indiretto (a pagare e` lo Stato, che poi si puo` rivalere sul magistrato, in caso di dolo o colpa grave, fino a un terzo dell'importo) e un filtro di ammissibilita` di queste cause con paletti talmente rigidi da rendere estremamente arduo per il cittadino accedere al risarcimento del danno. A ventisei anni di distanza la responsabilita` civile diretta dei giudici resta un tabu`. Nessun tentativo di introdurla nel nostro ordinamento e` andato in porto. Non ci sono riusciti i Radicali, ne´ Silvio Berlusconi. E men che meno la Lega, promotrice degli ultimi due tentativi. Il primo all'inizio del 2012, in pieno governo Monti, quando attraverso un blitz del deputato Gian Luca Pini il Carroccio riusci` a inserire nella legge comunitaria un articolo che introduceva la responsabilita` civile diretta non solo in caso di dolo o colpa grave, ma anche per «violazione manifesta del diritto». La nonna passo` con i voti del Pdl e di una parte del Pd ma poi il progetto fu stoppato. Lo scorso 12 giugno il bis. Ancora una volta con un emendamento alla legge comunitaria passato a scrutinio segreto alla Camera con i voti di Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia e con il contributo di 60 deputati di Pd e Sel. Il premier Matteo Renzi ha annunciato che a Palazzo Madama sara` ripristinata la responsabilita` indiretta. Nel frattempo il Guardasigilli Andrea Orlando e` al lavoro su un ddl che prevede un allentamento del filtro di ammissibilita` delle cause di risarcimento allo Stato e un incremento dell'entita` della rivalsa nei confronti del magistrato. Il tutto con l'obiettivo di adeguare la legge Vassalli alle raccomandazioni del Consiglio d'Europa e a una serie di pronunce - l'ultima del 24 novembre 2011 - con cui la Corte di giustizia della Ue ha messo l'Italia sotto procedura di infrazione per violazione del diritto comunitario. «L'appello ad "adeguarsi all'Europa"», dichiara a Pagina99 Rodolfo Sabelli, presidente dell'Associazione nazionale magistrati (Anm) «è - lo slogan piu` in voga tra coloro che reclamano l'introduzione nel nostro ordinamento di forme di responsabilita` civile diretta dei magistrati. Il problema e` che non si capisce cosa si intenda per Europa: la Corte di giustizia, il Consiglio d'Europa, la legislazione dei diversi Paesi europei? Nessuno lo specifica». Per il presidente dell'Anm l'argomento della responsabilita` civile viene quasi sempre affrontato in modo superficiale, quando non apertamente strumentale o con pregiudizio. «La verita`», spiega, «e` che sia il Consiglio d'Europa nella raccomandazione numero 12 del 2010, sia la Corte di giustizia Ue, nelle sue decisioni (le sentenze Köbler, Traghetti del Mediterraneo e C-379) escludono qualsiasi forma di responsabilita` diretta del magistrato». La raccomandazione del Consiglio d'Europa stabilisce esplicitamente, a salvaguardia dell'autonomia e indipendenza della magistratura, che solo lo Stato, «ove abbia dovuto concedere una riparazione, puo` richiedere l'accertamento di una responsabilita` civile del giudice attraverso un'azione innanzi a un tribunale». Aggiungendo che «l'interpretazione della legge, l'apprezzamento dei fatti o la valutazione delle prove effettuate dai giudici per deliberare su affari giudiziari non deve fondare responsabilita` disciplinare o civile, tranne che nei casi di dolo o colpa grave». Anche le sentenze della Corte di giustizia Ue, sottolinea Sabelli, «non fanno mai riferimento alla responsabilita` dei magistrati, ma solo dello Stato nel caso di manifeste violazioni del diritto comunitario da parte di organi giudiziari di ultima istanza». In realta`, spiega il presidente dell'Anm, i giudici europei ci hanno solo chiesto di colmare una carenza del nostro ordinamento, perche´ la legge Vassalli del 1988 - che disciplina la responsabilita` civile (indiretta) dei magistrati per i danni causati da provvedimenti giudiziari frutto di dolo o colpa grave odi diniego di giustizia - riguarda solo gli sbagli dei giudici rispetto alla legge italiana e non rispetto a quella europea. Da qui, sottolinea Sabelli, il «grosso equivoco» coltivato da coloro che chiedono di introdurre la responsabilita` diretta. Anche se si guarda agli altri ordinamenti europei, non si trova traccia di responsabilita` diretta del magistrato. Nei sistemi di stampo anglosassone, come la Gran Bretagna e l'Irlanda, la common law prevede un'immunita` assoluta del magistrato rispetto alla responsabilita` civile. Ci sono poi Paesi come l'Olanda dove la responsabilita` civile fa capo esclusivamente allo Stato che non si puo` rivalere sul magistrato. E altri che ammettono la possibilita` di rivalsa dello Stato solo a determinate condizioni. In Portogallo puo` essere esercitata solo in caso di condanna prevale. In Belgio la responsabilita` civile personale ai fini della rivalsa e` ipotizzata solo in caso di dolo intenzionale o di frode. In Francia lo Stato si puo` rivalere sul giudice solo in caso di «mancanza intenzionale particolarmente grave». Mentre in Germania - in analogia con quanto accade oggi in Italia - la rivalsa e` possibile solo per dolo o colpa grave. Cosi` come in Spagna, dove solo in casi eccezionali, che si sono verificati raramente, lo Stato e il giudice possono essere chiamati a rispondere in solido dei danni causati. «Non esiste alcuna eccezionalita` italiana in materia di responsabilita` dei magistrati», ribadisce Sabelli, non contrario, in via di principio, a una revisione della legge Vassalli. «A patto pero`», avverte il presidente dell'Anm, «che non sia toccato l'impianto generale della legge attuale. La responsabilita` deve restare indiretta, a tutela della liberta` di interpretazione della legge e dell'indipendenza della magistratura. E va limitata ai soli casi del dolo e della colpa grave, come nel resto del settore pubblico. Va inoltre mantenuto un filtro di ammissibilita` delle cause di risarcimento, o quantomeno una clausola di salvaguardia, per evitare una proliferazione di azioni civili strumentali, quando non avventate o fantasiose, volte solo a condizionare l'attivita` del giudice».
Domenico Lusi, Pagina 99